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ARTE VERA E GENTILE

14.01.2015

Arte Vera e Gentile è il titolo della nuova mostra del Museo del Tessuto di Prato dedicata ad una delle collezioni più preziose custodite nel proprio archivio storico. Una selezione di ricami e merletti dalla raccolta appartenuta alla contessa Antonia Ponti Suardi (1860-1938), che ai primi del Novecento fu una delle principali sostenitrici delle Industrie Femminili Italiane e che trascorse una vita d’impegno nella ricerca e nella divulgazione delle raffinate tecniche del ricamo e del merletto.

La collezione Suardi conta in totale oltre 1.500 manufatti prodotti tra il XVI ed il XVIII secolo ed è stata oggetto di un complesso progetto conservativo durato circa tre anni, coordinato dal Museo del Tessuto e affidato al Laboratorio Tela di Penelope.


La conclusione di questo notevole lavoro ha permesso al Museo di organizzare un evento che costituisce la prima occasione di ampia visibilità per questo importante nucleo finora mai studiato e che a dispetto della tematica all’apparenza specialistica, permette di cogliere la contemporaneità dei suoi contenuti, confermando quanto il patrimonio custodito nei musei, come nel caso del Museo del Tessuto, possa diventare uno strumento incredibilmente utile, in modo particolare alle aziende, per l’ispirazione e lo sviluppo di tendenze e produzioni contemporanee.

Non a caso e in particolare nella moda, si assiste da tempo ad un continuo ritorno a valori, significati e metodi di produzione sempre meno condizionati dalla serialità di massa a favore di un’esclusività materiale e immateriale. Allestita nella suggestiva Sala dei Tessuti Antichi, ambiente dedicato all’esposizione delle collezioni storiche del museo, la mostra Arte Vera e Gentile presenta una selezione di preziosi ricami, trine, manufatti e tessuti dal Rinascimento alle campionature del Novecento, suddivisi a seconda della tecnica prevalente e conservati con l’obiettivo di favorire una nuova prospettiva di emancipazione sociale femminile e mantenere vive le tecniche tradizionali di fronte alla meccanizzazione del settore all’inizio del secolo scorso.

Di notevole interesse anche il materiale documentario cartaceo e fotografico, che comprende fra gli altri, foto originali di manufatti ricamati, il catalogo fotografico del’Esposizione del 1906, un manoscritto di disegni di ricami del 1570, i quaderni di conto della scuola e, oggetti molto interessanti, i campionari di lavori avviati e le fotografie di esemplari corredati da annotazioni fedeli alle denominazioni dei modelli antichi.

Dai ricami in applicazione per abiti di alta moda o pret a porter d’avanguardia, dagli oggetti che arredano le nostre case o dai motivi che ispirano tattoo e decori per il corpo, fino ai trafori al laser nelle architetture urbane, oggi più che mai le antiche arti femminili rappresentano un invito a creare prodotti innovativi e straordinari tradotti in nuove forme e linguaggi. L’esposizione sarò visibile fino al 31 maggio 2015.

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