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NOSTALGIA DEL FUTURO NEI TESSUTI D’ARTISTA DEL DOPOGUERRA

22.05.2016

Nostalgia del futuro nei tessuti d’artista del dopoguerra è la mostra al Museo del Tessuto di Prato (21 maggio 2016 – 19 febbraio 2017) che indaga lo spirito che anima la progettualità tessile degli Anni Cinquanta. Questa nuova progettualità è stata definita come nostalgia del futuro: una sorta di forza propulsiva che, oltre ad innovare, intendeva proporre e prefigurare le esigenze e le aspettative del domani. L’Italia del Dopoguerra è una nazione che investe le proprie risorse nella ricostruzione e nel rilancio di un’industria in cui la qualità del prodotto si valuta anche grazie alla componente creativa, nell’intento di migliorare il “livello di vita tanto spirituale che pratico” della società. In un solo decennio, gli artisti vivono un’incredibile avventura creativa nel confronto e nella sperimentazione di nuovi linguaggi che spaziano in tutti gli ambiti del quotidiano, condividendo la pluralità di territori che interessano l’architettura, il design, il tessuto e la moda e rilanciano il tema dell’ unità delle arti.
La mostra racconta del prezioso e poco noto contributo artistico nel campo tessile esponendo, per la prima volta al pubblico, alcune importanti e inedite collezioni di progetti per stoffe stampate, manufatti tessili, opere d’arte create dai più noti artisti italiani del periodo.

Una delle esperienze più significative è quella rappresentata dai materiali relativi alla Manifattura Jsa, fondata nel 1949 da Luigi Grampa nel distretto cotoniero di Busto Arsizio.
Nei primi anni di attività la capacità imprenditoriale e la sensibilità artistica consolidano la collaborazione tra Grampa e l’architetto Gio Ponti, la cui figura consente all’azienda di affermarsi nel circuito dell’arte e del design internazionale, grazie anche ai concorsi per disegni promossi alla Triennale di Milano ed all’introduzione nel mercato di tessuti progettati da grandi artisti del tempo. Un altro nucleo molto significativo è rappresentato dai progetti per tessuti stampati proposti ai concorsi delle IX, X, XI edizioni de La Triennale di Milano (1951, 1954, 1957) appartenenti all’Archivio Massimo e Sonia Cirulli. Artisti di varia formazione e scuola come Lucio Fontana, Piero Dorazio, Fausto Melotti, Roberto Crippa, Gianni Dova, Enrico Prampolini e tanti altri ancora, sono tra i nomi più rappresentativi del panorama italiano che si cimentarono con grande ingegno in questa inedita esperienza progettuale.

A partire dal 1950, la Galleria del Cavallino di Venezia edita in tiratura limitata (da 200 a 400 esemplari) foulard di seta stampata su disegno d’autore, prodotti prima dalla ditta Toninelli di Milano e poi dalla ditta Achille Pinto di Casnate (Como). Gli intenti sono distanti dal pensiero progettuale delle Triennali e in questo caso i foulard, accessori di per sé raffinati, rappresentano l’oggetto ideale per portarsi l’arte addosso. Da notare in esposizione i foulard disegnati da Edmondo Bacci, Franco Gentilini, Roberto Crippa e Giuseppe Capogrossi, opere stampate su seta che dialogano con i dipinti coevi degli stessi autori, dimostrando l’estrema disponibilità degli artisti alla sperimentazione di altri linguaggi.
In mostra inoltre arazzi progettati da diversi autori quali Atanasio Soldati, tra i primi artisti italiani che nel Novecento aderiscono alle correnti astrattiste internazionali o Alfredo Chighine che, attraverso la raffinata gamma cromatica dei filati di seta, costruisce un’immagine in cui il segno, il colore e la luce evocano, in forme ideali, l’essenza vitale della natura. Importante infine sottolineare la presenza dei materiali relativi all’esperienza manifatturiera pratese della Guido Pugi, azienda produttrice di tessuti per arredamento e tappeti avviata nel 1907 e specializzata nella lavorazione artigianale di tappeti realizzati con disegni e tecniche della tradizione centroasiatica, europea e moderna. L’azienda, intervenuta alla VII Triennale (1940) nella mostra dell’E.N.A.P.I (Ente nazionale artigianato e piccole industrie) con un tappeto eseguito su disegno di Leonardo Spreafico, partecipò anche alla IX edizione (1951) come Figli di Guido Pugi presentando un tappeto eseguito su disegno di Giuseppe Capogrossi, pubblicato anche nella prestigiosa rivista Domus. Nel 1956 il tappeto Jungla, realizzato dalla ditta Figli di Guido Pugi su disegno di Giuseppe Ajmone, ottenne il prestigioso premio del Compasso d’Oro.

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